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L'AVVOCATO RISPONDE

La Riforma del Lavoro ed il congedo obbligatorio di paternità

Un passo importante che va nella direzione di equiparare sotto ogni punto di vista le figure genitoriali

Una delle novità previste dalla "Grande Riforma" del lavoro, che in questi giorni sta occupando il Governo tecnico del nostro Paese, sembra essere quella riguardante l'introduzione, nel corpus normativo di settore, del cosidetto "congedo di paternità obbligatorio".
In pratica, anche i neo-papà non solo potranno, ma, di più, dovranno prendersi un periodo di astensione dal lavoro per poter stare vicino al proprio bebè nei suoi primi mesi di vita.

Un passo importante, a parere di chi scrive, che va nella direzione di equiparare sotto ogni punto di vista le figure genitoriali. Non più solo e soltanto la maternità, ma anche, finalmente, la paternità: sembrerebbe, infatti, potersi riconoscere alla figura di padre quell'importanza che, viceversa, in altri contesi sembra essere troppo spesso sbeffeggiata, financo disprezzata.
Mi riferisco, guardando al più vasto campo del "Diritto di Famiglia", al triste fenomeno del cosidetto "falso affido condiviso", ossia quella sconcertante pratica che trova spazio nei nostri Tribunali chiamati a decidere sulla separazione di coppie unite in matrimonio o che abbiano convissuto "more uxorio", e dalla cui unione siano nati dei figli. Ebbene, nonostante una Legge dello Stato (la n.54 del 2006) imponga l'affido condiviso del figlio minore ad entrambi i genitori, valorizzando così il principio della bigenitorialità, nella realtà alcuni dei nostri magistrati continuano ad applicare vecchie prassi giurisprudenziali, che vedono prevalere il ruolo materno rispetto a quello paterno, molto spesso senza una valida ed oggettiva motivazione.
Nessuno, beninteso, tantomeno chi scrive, vuole negare l'importante ruolo rivestito dalla figura materna nella crescita di un bambino; ma perchè, "a contrario", sminuire quello del padre? E perchè non riconoscere anche a quest'ultimo il suo diritto a veder crescere il proprio figlio, anche dopo la fine del rapporto di coppia?
E, soprattutto, perchè rendere orfano di "padre vivente" un figlio, con tutto quello che ne potrà conseguire a livello di suo sviluppo personale?

D'altronde è lo stesso Parlamento che è stato costretto a dover tornare sul tema, attraverso la proposta di ben due disegni di legge, il 957 del 2009 e, successivamente, il 2454 del 2010, per cercare di porre rimedio a questa situazione che ormai è vissuta con disagio (per usare un eufemismo) da una parte sempre più grande e crescente della società civile.
Sul tema, avrò modo di scrivere più dettagliatamente in altre occasioni, anche in considerazione delle numerose richieste che mi arrivano per e-mail dai lettori.
Dunque, per tornare al discorso iniziale, riguardante il congedo di paternità obbligatorio, e per concludere, speriamo che l'introduzione di questo istituto nella normativa di settore sia un sintomo della sensibilità crescente del mondo politico e della società tutta nei confronti di un nuovo, maturo, cosciente e più evoluto concetto di "paternità". E che sia, altresì, l'auspicio di una forte e decisa azione di Governo anche con riguardo alla tematica strettamente connessa del "Diritto di Famiglia", sotto il profilo poc'anzi spiegato.

dell'avvocato Marco Valerio Verni

- 29 Marzo 2012

Dott. Marco Valerio Verni

Articolo scritto da Avv. Marco Valerio Verni
Redazione TevereNotizie.com

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